Nel suo esempio di vita vivrà il ricordo
La Tartuca piange la scomparsa di Enzo Pacchiani
Lungo via delle Murella, tra il laboratorio di suo babbo Vittorio e il nostro Oratorio, affaccendato in una silenziosa opera di cura e custodia del nostro patrimonio tartuchino, laico e religioso, Enzo Pacchiani ha tracciato il suo percorso contradaiolo e umano, lì ha dipinto la sua personale tela della vita che adesso appare a noi così semplice e delicata eppure tanto piena di generosità, amore e mitezza d'animo.
Fin da giovane Enzo, insieme ai fratelli Giovanni e Franco, iniziò ad occuparsi, anche senza incarichi ufficiali, di quell'aspetto non secondario della conservazione dei nostri beni, che fosse un braccialetto o una preziosa cornice da ricostruire, oppure quel manufatto che nessuno saprebbe risistemare. Da giovane aiutava Galliano, lo rimpiazzava quando non poteva, senza mai dire "no, non posso, mi dispiace". C'è in queste persone una specie di sereno fervore nella premura con la quale dedicano il loro tempo alle cose della Contrada, quasi in una identificazione con la stessa memoria della Contrada. Ma non è forse così? E non sono queste persone, con il loro servizio, a rendere onorabilità e decoro ad una Contrada? La sua piccola stanzina di via Tommaso Pendola, in mezzo agli arnesi e qualche mezzanella di legno, tra vecchi quadri ed altre memorabilia da sistemare, sembrava in realtà un magico spazio per andare indietro nel tempo. Bastava un "te lo ricordi il '51?" oppure "e Ottaviano... che tipo era?" ed Enzo accendeva la memoria dei suoi ricordi giovanili, facendoti sembrare quell'angusto vano semibuio un luogo d'altri tempi in cui prendevano vita le persone illustri della Tartuca, protagoniste di grandi eventi o di divertenti aneddoti. Magari alla fine tirava fuori da un angolino ben nascosto il suo mandolino, per una strimpellata improvvisata. Nel suo parlare non abitava mai la maldicenza o il pettegolezzo fine a se stesso, e anche se tra le sue faccende c'era qualcosa che non approvava, sorrideva bonario e borbottava con rispettosa educazione: "il Priore ha detto di fare così...". Solo lui era il prezioso custode dell'ammaio dell'altare dorato delle "Quarant'Ore". Prima che fosse collocato nel Museo fu realizzato un video per filmare Enzo che montava pezzo per pezzo, con un ordine ben preciso, ogni parte, affinchè non si perdesse la memoria di quelle azioni che solo lui poteva effettuare con cura e perizia.
Le immagini di Enzo impegnato nelle feste o nelle varie iniziative della Contrada - ora che tocca dargli l'estremo addio - si rincorrono e si mescolano ma senza tristezza. Perchè vederlo così felicemente attivo era una gioia e un esempio raro. Il suo storico "Vanette" è stato per lungo tempo il mezzo di trasporto simbolo della Contrada. A Montalcino, per i preparativi della Marcia, viveva la sua giornata di gloria, come fosse un carro dell'antica Repubblica!
Come salutarti adesso, caro Enzo? Adesso sta a noi raccontare, a chi verrà, della tua storia, della tua vita così piena e degnamente vissuta, cercando di far tesoro dei tuoi nobili sentimenti, nel segno dei nostri colori, del giallo e turchino, su cui risplenderà per sempre la tua stella.
Alla famiglia Pacchiani va il nostro affettuoso abbraccio insieme ai sentimenti di cordoglio più sinceri.
(articolo di Giovanni Gigli, foto di Niccolò Semplici)