Qualche anno fa, in occasione dell'inaugurazione del Museo Sacro, nel sistemare, spostare e riordinare l'arredo del nostro Oratorio, Enzo Pacchiani scoprì, nascosto dietro il ciborio dell'altare maggiore, un piccolo guscio di tartaruga. Chi lo avesse messo lì e da quanto tempo, non era dato saperlo. Neanche la memoria storica del nostro Delegato al culto riusciva ad individuarne il motivo. Solo di recente, nel risistemare gli articoli del nostro Giulio Pepi che andranno a costituire un volume di prossima pubblicazione, abbiamo forse scoperto com'è che quel piccolo carapace sia andato a finire proprio lì dietro. Potrebbe trattarsi infatti del guscio posto sulla statua di S.Antonio da Remigio Barcelli e dalla stesso Giulio Pepi nel 1951 pochi giorni prima della tratta del Palio del 16 agosto, vinto dalla Tartuca. La tartaruga apparteneva a Remigio che l'aveva raccolta in Albania durante la guerra e, pur rappresentando un motivo di affetto e memoria, era pronto a donarla a Sant'Antonio per ricordargli che erano ormai 18 anni che la Tartuca non vinceva e che forse era giunta l'ora di darsi da fare. Dentro il guscio, che fu posto all'insaputa di tutti, sulla mano della statua del Santo, fu inserita un piccolissima pergamena con una preghiera scritta da Giulio. Alla Tartuca andò in sorte Bagnorea (numero 13 di coscia)  che non era affatto reputata un cavallo da Palio, tanto che Remigio e Giulio pensarono anche di "brontolare" il Santo protettore, togliendogli la tartarughina di mano, ma poi, per fortuna ci ripensarono. E' probabile che in seguito il guscio fu tolto dalla vista di tutti e nascosto in un posto dove difficilmente sarebbe stato notato. Naturalmente, essendo stato donato a Sant'Antonio, il guscio è sempre lì e per sempre vi dovrà rimanere. Se per caso qualche contradaiolo può fornire altre notizie o altre storie riguardo a questa "scoperta" ce lo comunichi.

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