L'ultimo coro con Sandro.
L'esuberante generosità di un tartuchino di razza
"Mio babbo Zelio mi seguiva sempre quando suonavo il tamburo, mi giravo ed era lì, ho fissa in testa questa immagine di lui". Parlando dei suoi ricordi giovanili lo sguardo di Sandro si emoziona al ricordo del babbo, il barbiere di via di Città. E fu Babbo Zelio, uomo determinato e tutto di un pezzo, a resistere alle insistenze dei panterini che rivendicavano la territorialità della nascita. Eh sì, perchè Zelio con la moglie Emma e Giorgio l'altro figlio, in quel momento abitavano in Stalloreggi, e la corte per strappare il piccolo Sandro al "diritto di sangue" invocato dalla famiglia fu tenace. Ma ben presto i Civai si trasferirono in Via dei Maestri e Sandro cominciò a frequentare la nostra Università popolare di Sant'Agostino, così, tra polvere, barberini e litigate, anche Sandro raggiunse la bramata laurea! Terminati gli "studi" l'aspettava Galliano con un tamburo di Piazza. I cromosomi dello zio Virgilio, fratello di Zelio, storico tamburino della Tartuca di fine ottocento, erano stati trasmessi. La famiglia Civai, infatti, con Virgilio, Sandro e Gianni, è quella con maggiori presenze in Piazza con il tamburo, nella storia della Tartuca. Il suo esordio avviene nel 1952 e la carriera terminerà nel 1968 con oltre venti Cortei Storici e una vittoria del Masgalano. Sandro era bello e dotato di un fascino degno della "Dolce Vita": nel pieno della sua giovinezza, le donne lo guardavano con venerazione. Sceglierà Lory con la quale resterà unito fino alla sua prematura scomparsa e da cui avrà due figli: Silvia e Francesco. Entusiasta della vita, era l'anima vivace di un gruppo di giovani tartuchini che hanno fatto la storia della Tartuca. Nel 1972 è guardiafantino, lo ricordiamo preoccupato in una bella foto con Aceto dopo la rovinosa caduta al canape in una mossa falsa. Poi nel 1976 Mauro Bernardoni lo chiama a fare il mangino, in un periodo non troppo fortunato per i nostri colori. A parte una parentesi da consigliere di Castelsenio, Sandro non rivestirà più cariche istituzionali, ma la sua presenza, il suo impegno, e soprattutto la sua generosità è pari solo alla sua determinazione. Lo ricordiamo attivo promotore della Marcia dell'Indipendenza Senese e "ambasciatore" tartuchino durante lo storico gemellaggio con il Quartiere della Ruga a Montalcino. In campo professionale la sua libreria diverrà in breve tempo un punto di riferimento per tutta la città, mentre in Contrada è un vulcano in continuo moto. Capace di portare avanti polemiche per ore, e poco incline alle mediazioni, era nel suo sfrenarsi gioioso con gli amici di sempre e con i giovani, che Sandro esprimeva tutto il suo ardore, trasmettendo, a chi gli stava vicino, il calore di una passione viscerale e autentica.
Ma Sandro era anche altro. Sfruttando il suo indiscusso rispetto, era sempre in prima linea per incoraggiare i tartuchini a contribuire ogni qual volta le necessità lo richiedevano, dal Palio alla Contrada. Durante il progetto di realizzazione del nuovo museo fu il primo ad attivarsi ed a prendersi in carico la sottoscrizione. Esisteva un Sandro privato che con signorile discrezione si era assunto quel ruolo che oggi chiamiamo "crowfounder", e di certo era molto difficile opporsi alla sua insistente volontà.
Non si è mai arreso alla prospettiva di una stagione della terza età inerte e senza motivazioni. Si è goduto tutte le sue vittorie tartuchine vivendole con lo stesso fervore e la stessa giovanile freschezza che è riuscito a conservare fino agli ultimi mesi, fino a quando qualcuno più forte di lui gli ha detto che la festa era finita e se voleva, poteva fare un ultimo rocchio.
(G.G.)
La Contrada si stringe in un affettuoso abbraccio con i figli Francesco e Silvia, i nipoti Cesare, Gianni, Giorgio, Arianna, Pietro, Bernardo e tutta la famiglia Civai.
Le esequie si celebreranno lunedi 15 luglio alle ore 17, presso l'Orotario della Tartuca in via Tommaso Pendola.