(Da "I quaderni del Griccioli" della Nobil Contrada dell'Aquila)
Se la precedente corsa rimase garosa, questa non lo fu meno, e vi seguirono tutti gli accidenti possibili incluso quello, che lo vinse la Tartuca il di cui fantino era caduto, e di poi rimontato a cavallo. Nella prima Corsa vi furono i carri e comparse delle Contrade, che furono nel medesimo modo ripetuti nella seconda Corsa, come si vedono descritti nelle relazioni alligate al processetto.
(Da "Memorie di Palio a cavallo tre secoli" a cura di Paolo Tertulliano Lombardi)
Palio incertissimo sin dalla vigilia per la presenza di un lotto di cavalli molto livellato. Solo Civetta, Tartuca e Torre non cambiano mai il fantino, nelle altre Contrade c'è notevole movimento. Testina passa dalla Selva alla Pantera che cede Pallino alla Giraffa; Chiccone sostituisce Nello Magnelli nel Bruco. La mossa è quasi perfetta, partono in testa Civetta e Leocorno che iniziano subito a nerbarsi; seguono Lupa, Torre e Tartuca. Anche Picino e Popo si ostacolano a nerbate e cavallate. Il Bruco, con uno dei migliori barberi, cade dopo pochi metri. A San Martino girano prime Civetta e Leocorno, la Tartuca passa terza, approfittando delle nerbate fra Torre e Lupa. Al primo Casato Civetta e Leocorno si urtano Massimino ha la peggio e finisce sul tufo. Scansino è lesto ad approfittarne e porta la Tartuca nettamente in testa. Nel frattempo continua la furiosa battaglia a nerbate fra Torre e Lupa, poco più dietro accade lo stesso fra Pantera e Civetta, con Testina che nerba impietosamente Zaraballe. Il battistrada non ha più difficoltà e porta alla vittoria il baio di Antonio Gracci, dietro Torre e Lupa che continuano a nerbarsi furiosamente. I tartuchini festeggiano portando a giro il cencio appena vinto e quello conquistato cento anni prima da Tommaso Felloni detto "Biggéri". Continuano le polemiche sul decoro del Corteo Storico: Carlo Alberto Cambi Gado, rappresentante del Magistrato delle Contrade, invia una severa lettera di critiche alla stampa locale.
(Da "Daccelo!" di Roberto Filiani)
Palio incertissimo sin dalla vigilia per la presenza di un lotto di cavalli molto livellato. Solo Civetta, Tartuca e Torre non cambiano mai il fantino, nelle altre Contrade c'è notevole movimento. Testina passa dalla Selva alla Pantera che cede Pallino alla Giraffa; Chiccone sostituisce Nello Magnelli nel Bruco. La mossa è quasi perfetta, partono in testa Civetta e Leocorno che iniziano subito a nerbarsi; seguono Lupa, Torre e Tartuca. Anche Picino e Popo si ostacolano a nerbate e cavallate. Il Bruco, con uno dei migliori barberi, cade dopo pochi metri. A San Martino girano prime Civetta e Leocorno, la Tartuca passa terza, approfittando delle nerbate fra Torre e Lupa. Al primo Casato Civetta e Leocorno si urtano Massimino ha la peggio e finisce sul tufo. Scansino è lesto ad approfittarne e porta la Tartuca nettamente in testa. Nel frattempo continua la furiosa battaglia a nerbate fra Torre e Lupa, poco più dietro accade lo stesso fra Pantera e Civetta, con Testina che nerba impietosamente Zaraballe. Il battistrada non ha più difficoltà e porta alla vittoria il baio di Antonio Gracci, dietro Torre e Lupa che continuano a nerbarsi furiosamente. I tartuchini festeggiano portando a giro il cencio appena vinto e quello conquistato cento anni prima da Tommaso Felloni detto "Biggéri". Continuano le polemiche sul decoro del Corteo Storico: Carlo Alberto Cambi Gado, rappresentante del Magistrato delle Contrade, invia una severa lettera di critiche alla stampa locale.
(Da "Daccelo!" di Roberto Filiani)