Il tabernacolo di Porta Tufi rifiorisce con i colori della Tartuca
Il piccolo tabernacolo di Porta Tufi torna finalmente a splendere con un nuovo mazzo di fiori, abbellito dai nastri colorati di giallo e turchino. Nei giorni scorsi, infatti, i fiori offerti alla Madonna erano stati rubati e gettati nella strada esterna alla stessa porta. Un gesto vandalico che ha suscitato grande dispiacere e sconcerto tra i contradaioli ed i residenti della zona. Fortunatamente, grazie al generoso intervento di Patrizia Casini, che ha voluto riparare al danno arrecato, i fiori sono tornati ad ornare il Tabernacolo della Madonna, ridando così onore e decoro alla nostra amata Porta Tufi. Questo gesto rappresenta non solo un atto di riparazione, ma anche un simbolo del profondo attaccamento della Contrada al suo territorio e alle sue tradizioni. La cura e il mantenimento di ogni angolo del Rione testimoniano l’impegno collettivo nel preservare il nostro patrimonio. Anche un semplice gesto, come quello di posare un mazzo di fiori, dimostra che l'amore verso il territorio è più forte di qualsiasi atto vandalico, e supera ogni azione che tenta di minare le nostre tradizioni e il nostro patrimonio culturale.
L'ultimo coro con Sandro. L'esuberante generosità di un tartuchino di razza
"Mio babbo Zelio mi seguiva sempre quando suonavo il tamburo, mi giravo ed era lì, ho fissa in testa questa immagine di lui". Parlando dei suoi ricordi giovanili lo sguardo di Sandro si emoziona al ricordo del babbo, il barbiere di via di Città. E fu Babbo Zelio, uomo determinato e tutto di un pezzo, a resistere alle insistenze dei panterini che rivendicavano la territorialità della nascita. Eh sì, perchè Zelio con la moglie Emma e Giorgio l'altro figlio, in quel momento abitavano in Stalloreggi, e la corte per strappare il piccolo Sandro al "diritto di sangue" invocato dalla famiglia fu tenace. Ma ben presto i Civai si trasferirono in Via dei Maestri e Sandro cominciò a frequentare la nostra Università popolare di Sant'Agostino, così, tra polvere, barberini e litigate, anche Sandro raggiunse la bramata laurea! Terminati gli "studi" l'aspettava Galliano con un tamburo di Piazza. I cromosomi dello zio Virgilio, fratello di Zelio, storico tamburino della Tartuca di fine ottocento, erano stati trasmessi. La famiglia Civai, infatti, con Virgilio, Sandro e Gianni, è quella con maggiori presenze in Piazza con il tamburo, nella storia della Tartuca. Il suo esordio avviene nel 1952 e la carriera terminerà nel 1968 con oltre venti Cortei Storici e una vittoria del Masgalano. Sandro era bello e dotato di un fascino degno della "Dolce Vita": nel pieno della sua giovinezza, le donne lo guardavano con venerazione. Sceglierà Lory con la quale resterà unito fino alla sua prematura scomparsa e da cui avrà due figli: Silvia e Francesco. Entusiasta della vita, era l'anima vivace di un gruppo di giovani tartuchini che hanno fatto la storia della Tartuca. Nel 1972 è guardiafantino, lo ricordiamo preoccupato in una bella foto con Aceto dopo la rovinosa caduta al canape in una mossa falsa. Poi nel 1976 Mauro Bernardoni lo chiama a fare il mangino, in un periodo non troppo fortunato per i nostri colori. A parte una parentesi da consigliere di Castelsenio, Sandro non rivestirà più cariche istituzionali, ma la sua presenza, il suo impegno, e soprattutto la sua generosità è pari solo alla sua determinazione. Lo ricordiamo attivo promotore della Marcia dell'Indipendenza Senese e "ambasciatore" tartuchino durante lo storico gemellaggio con il Quartiere della Ruga a Montalcino. In campo professionale la sua libreria diverrà in breve tempo un punto di riferimento per tutta la città, mentre in Contrada è un vulcano in continuo moto. Capace di portare avanti polemiche per ore, e poco incline alle mediazioni, era nel suo sfrenarsi gioioso con gli amici di sempre e con i giovani, che Sandro esprimeva tutto il suo ardore, trasmettendo, a chi gli stava vicino, il calore di una passione viscerale e autentica. Ma Sandro era anche altro. Sfruttando il suo indiscusso rispetto, era sempre in prima linea per incoraggiare i tartuchini a contribuire ogni qual volta le necessità lo richiedevano, dal Palio alla Contrada. Durante il progetto di realizzazione del nuovo museo fu il primo ad attivarsi ed a prendersi in carico la sottoscrizione. Esisteva un Sandro privato che con signorile discrezione si era assunto quel ruolo che oggi chiamiamo "crowfounder", e di certo era molto difficile opporsi alla sua insistente volontà. Non si è mai arreso alla prospettiva di una stagione della terza età inerte e senza motivazioni. Si è goduto tutte le sue vittorie tartuchine vivendole con lo stesso fervore e la stessa giovanile freschezza che è riuscito a conservare fino agli ultimi mesi, fino a quando qualcuno più forte di lui gli ha detto che la festa era finita e se voleva, poteva fare un ultimo rocchio. (G.G.)
La Contrada si stringe in un affettuoso abbraccio con i figli Francesco e Silvia, i nipoti Cesare, Gianni, Giorgio, Arianna, Pietro, Bernardo e tutta la famiglia Civai. Le esequie si celebreranno lunedi 15 luglio alle ore 17, presso l'Orotario della Tartuca in via Tommaso Pendola.
Durante la serata di mercoledì 12 Giugno si è svolta la classica pizza dei Piccoli Tartuchini agli orti del Tolomei, durante le serate della 46°edizione della settimana gastronomica “Aggiungi un posto a tavola”. Più di 100 bambini, dai più grandi ai piccolissimi, hanno potuto gustare ottimi pezzi di pizza e ciaccino del Poppi tutti insieme, per poi giocare e far andare sold out numerosissime corse del palio dei barberi, come la tradizione comanda. Per noi delegati è sempre una grande soddisfazione vedere i Piccoli partecipare numerosamente a tutte le attività e poter guardare gli spazi della nostra contrada brulicanti di bambini nelle serate di inizio estate del nostro adorato Giugno Tartuchino ci riempie davvero il cuore di gioia. Speranzosi di potervi vedere crescere così vivaci e brillanti, vi aspettiamo sempre così numerosi!
25 giugno 1984: durante un’adunanza divenuta storica «l’unanimità dei presenti» - si legge nel verbale - approvò «la nomina a Correttore del nuovo parroco di San Pietro». L’assemblea generale della Contrada sancì dunque quarant’anni fa l’ingresso ufficiale di questo sacerdote di origini campane, da poco arrivato in centro Città.
Ebbene sì, da quel giorno, la Tartuca ha avuto la fortuna di avere al proprio fianco don Floriano Vassalluzzo, affettuosamente chiamato "Don Flo". Un’amicizia fraterna sbocciata proprio nel 1984, quando l'allora parroco di San Pietro in Castelvecchio si innamorò della nostra Contrada. Fu una "folgorazione" che lo trasformò in un tartuchino autentico, impegnato a trecentosessanta gradi nel servizio di quella che subito considerò la sua nuova famiglia.
Con la sua voce sempre pacata e rassicurante, don Floriano ha saputo entrare nel cuore di tutti i tartuchini, partecipando a ogni momento della vita della Contrada, rafforzando i legami e promuovendo i valori di fede, tradizione e solidarietà, come dimostra il fondo Papa Francesco, da lui fortemente voluto per aiutare i contradaioli in difficoltà, istituito proprio nel 2014 in occasione del suo trentesimo da Correttore.
Quarant’anni in cui don Floriano ha vissuto e condiviso con noi sette bellissime vittorie. Ogni volta, la sua benedizione ai cavalli, pronunciata con la voce spesso rotta dalla commozione, e il suo incitamento al grido di "Vai e torna vincitore" hanno infuso coraggio e determinazione in noi tutti e nei nostri fantini.
In occasione di questo importante anniversario, la Contrada della Tartuca desidera esprimere il proprio più sincero ringraziamento al nostro don Floriano. Celebriamo questi quarant'anni con immensa gratitudine, riconoscendo l'inestimabile contributo di un uomo, prima ancora che un sacerdote, che ha saputo fare della sua missione religiosa un sostegno costante e prezioso per tutti noi. Grazie, Don Flo, per la tua inesauribile passione, la tua saggezza e la tua devozione. Che i prossimi anni siano altrettanto ricchi di gioia e di successi, sempre sotto il segno della tua benedizione e del tuo incitamento.
Le suggestive immagini del Popolo Tartuchino e della nostra Festa
Due giornate indimenticabili scandite dagli appuntamenti che hanno riaffermato ancora una volta l'orgoglio e la coesione che caratterizzano la nostra amata Contrada.
La Festa Titolare di sabato è stata un'occasione di celebrazione profonda e sentita, con cerimonie che hanno rispettato la nostra tradizione, unite ai festeggiamenti durante la cena in via Tommaso Pendola e nel Chiasso, che hanno coinvolto l’intero popolo. Questi momenti sono stati arricchiti dalla partecipazione di tutti noi, che con impegno e passione abbiamo contribuito a rendere la giornata indimenticabile. Un ringraziamento particolare va ai delegati alle feste che hanno curato l’organizzazione di una cena decisamente numerosa, al delegato al culto e a coloro che si sono dedicati al Solenne Mattutino, celebrato dal nostro correttore don Floriano Vassalluzzo: lui stesso ci ha ricordato che quarant’anni fa, proprio in questa occasione, sanciva il suo ingresso ufficiale nella Tartuca.
Il Giro in Città di domenica ha visto la nostra Contrada sfilare con la consueta eleganza e decoro. Ogni passo per le vie di Siena ha raccontato l’orgoglio che sentiamo nel far parte del popolo tartuchino, grazie anche all’impegno degli economi e dei maestri alfieri e tamburini che hanno reso possibile ogni dettaglio della giornata, facendo sì che ciascun momento si svolgesse in maniera impeccabile. Il Giro, vista la complicità del restauro del nostro Oratorio, si è concluso nella Chiesa di Sant’Agostino: le immagini del “Maria Mater Gratiae” cantato all’interno, hanno catturato non solo la bellezza del giallo e celeste in una cornice di notevole rilevanza artistica, ma anche l'emozione e l'orgoglio che animano ogni tartuchino: uno spettacolo di colori, suoni e sentimenti che resteranno impressi nei cuori di tutti. Si sono dunque concluse due giornate che sono una testimonianza della nostra vitalità e della nostra capacità di mantenere vive le tradizioni, pur guardando con fiducia al futuro. La forza della Contrada della Tartuca d’altronde risiede nella sua unità e nella partecipazione attiva di ciascuno di noi in momenti come questi, che celebrano con orgoglio i legami che ci uniscono.