1 luglio 2010.
Erano poco più delle 15,00  quando è rimbalzata la notizia. Franco Pacchiani, per tutti "il Cacco",ci ha lasciato. Con lui se ne va un punto di riferimento. La sua autorevole e burbera simpatia ha rappresentato una sicurezza di affidabilità e serietà per la vita organizzativa della Contrada per molti anni.
Instancabile e sempre attivo, è stato Vicario vittorioso nel 1991 e nel 1994, economo dal 1971 al 1974 e poi delegato al protettorato e di segreteria, alfiere di Piazza, attento conservatore dell'arte della bandiera, oltre che rapprensentante per lunghi anni della Tartuca in seno al Comitato Amici del Palio di cui ha ricoperto la carica di vice Presidente e Camarlengo. Alla moglie Mariella, ai figli Donata e Nicola (mangino della Contrada), ed ai fratelli Enzo e Giovanni vanno le più sincere e commosse condoglianze da parte del Priore, del Capitano e di tutto il popolo della Tartuca.

 

 

Un prode e antico guerriero

La legge astratta della vita ha deciso di portarci via alla vigilia del Palio di Provenzano il nostro amico Franco, ma la nostra vita non è spesa invano per averlo conosciuto. Del Cacco tutti serbano un ricordo, un affetto, un'arrabbiatura, uno sguardo accigliato, un sorriso da attore consumato. Il Cacco recitava la sua parte con una naturalezza da grande mattatore, sfrontato e generoso, avvolto da una fama di scontrosa pignoleria e con una costante presenza che pochi in Contrada possono vantare. Lui c'è sempre stato e, per questo, sempre ci sarà il suo odore nella sua segreteria, per sempre ci sarà la sua invisibile traccia nella vita organizzativa della Contrada. La fisicità del Cacco non scomparirà con la sua morte, almeno finchè chi lo ha conosciuto avrà la volontà di proseguirà la sua opera, nel solco del suo esempio. E' stato Vicario ed Economo, responsabile del giornalino, e riferimento unico del protettorato ma lui se ne fregava altamente dei ruoli e degli incarichi, lui faceva il Cacco, un ruolo unico creato da lui stesso. Aveva potere di fare quello che gli pareva perchè nessuno poteva contraddire il Cacco, autorità massima della ritualità e giudice unico nei rapporti amministrativi, un Tar vivente, senza appelli o condoni. Un ruolo difficile ma, diciamolo chiaro e tondo, alla Contrada faceva parecchio comodo uno che manda in due balletti a ripigliallo in quel posto chi se lo meritava, tanto poi si poteva dire "che ci vuoi fare, il Cacco è fatto così, non te la prendere". Il giorno dopo poi, sarebbe sembrato come se non fosse successo niente, il rancore non era certo una parola declinata nel dizionario dei suoi sentimenti. E adesso chiediamo alle immagini dei nostri ricordi, alla velocità dei nostri desideri, un legame che ci tenga avvinti a questo prode antico guerriero, un gesto, un sbuffo di fumo della sua sigaretta, una sua vecchia foto vestito da alfiere, una telefonata alle sette del mattino o un ritaglio di giornale da trovare nel cassetto dell'archivio.

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