Come si fa a non credere al benevolo segno di Giulio Pepi in questo bellissimo Palio di agosto? Già nel Numero Unico del 1991, con un divertente disegno di Giovanni Mazzini si rappresentava un canopo etrusco con le sembianze del nostro Giulio. Nel Numero Unico "Diciannovenovantuno" si scriveva a proposito del canopo: "E proprio per il suo peculiare colore bronzeo pare quasi certo che il volto raffigurato appartenga a quel Julius - o Pepius - che fu grandissimo Lucumone del luogo sacro compreso tra il poggio, appunto, di Sant'Agostino e quello di Santa Mustiola (l'odierno Orto Botanico)". E, cabale delle cabale, nell'ultimo numero di giugno di Murella, è stato pubblicato un approfondito studio - anche questo di Giovanni Mazzini - sulle origine etrusche di Siena, partendo dalle riflessioni appassionate di Giulio. A corredo del testo in questione fu pubblicato (ma chi lo sapeva che anche Franco Fortunato lo avrebbe rappresentato nel drappellone?!) proprio il famoso "Palio degli Etruschi" della tavoletta di Poggio Civitate, riscoperta e rivalutata da Giulio negli anni ottanta quando era direttore dell'Azienda Autonoma del Turismo di Siena facendo realizzare addirittura una pregevole riproduzione (in alto a sinistra) in simil bronzo. E' troppo evidente il filo che ci lega al nostro Giulio scomparso proprio quest'anno, la cui presenza era stata evocata anche nell'ultima Assemblea Generale prima del Palio con la presentazione di parte dei suoi diari. Da lassù certamente ci ha guidato verso la Vittoria seguendo quel vincolo sentimentale degli Etruschi con il quale ha guidato anche la mano felice del pittore per l'ispirazione della "sua" formella, quella che ci parla di un Palio antico, il nostro Palio.