L'ultima beffa di Colonnino
Addio Lello!

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Un'allarmante notizia rimbalza tra i tavoli dei tartuchini che stanno tranquilli al fresco della terrazza di Castelsenio, per la consueta pizza del martedi: "Lello ha avuto un infarto". Neanche di tempo di domandarsi ".. e ora come sta ora?" che subito giunge come un fulmine improvviso, un trauma inatteso, l'infausta, terribile notizia. Lello è morto. Ma come è possibile accostare la figura della inesorabile falciatrice a Gabriello Lorenzini? Il nostro Colonnino è la rappresentazione dionisiaca della più sfrontata e irriverente voglia di vivere, dell'irrazionale gusto della battuta, di una intelligenza viva lasciata scorrere liberamente tra argute e complicate spiegazioni alternate da  improvvisi salaci commenti su tutto e tutti: nessuno veniva risparmiato.
Lello era figlio di una Siena che dalla strada e dalle osterie aveva imparato l'insolente e anarchica mancanza di deferenza verso qualsiasi forma di potere o persona che si credesse portatrice di qualità superiori. Ma così si era conquistato Siena e tutta Siena lo rispettava e gli voleva bene come fosse il vero custode dello spirito autenticamente popolare della città. Sfrontato e generoso, poteva parlare di qualsiasi argomento con un Presidente della Repubblica mantenendo la stessa naturalezza con la quale discuteva con l'amico più intimo. Ma Lello generoso lo era davvero. Quanti di noi lo ricordano infermiere al vecchio ospedale, oltremodo premuroso e zelante nel suo lavoro di cura, tra gli stanzoni delle dolorose camerate? Sembra un'altra persona, si diceva. Adesso che era in pensione invece gli era stato conferito lo status di "professor Colonna", di "lettere e cartoline" aggiungeva lui. 

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Da giovane, certo, ne aveva combinate di tutti i colori. Non gli mancava sicuramente il coraggio di fare un po' come gli pareva. Faceva il militare - si fa per dire - quando la Tartuca vinse il Palio nel 1972. Lui non ci pensò troppo su e in serata era già arrivato a Siena, disobbedendo alle consegne del comando. Per punizione lo mandarono in Sardegna: ".. oh scappa ora fante Lorenzini!", fu scritto sul numero unico "Playnoi", in un articolo intitolato "Le fughe di Coloninno".
Innumerevoli risalgono alla mente gli aneddoti, le battute caustiche e geniali di una vita trascorsa nelle pubbliche relazioni con i senesi di ogni età e classe sociale; con lui, comunque, tutti, godevano dello stesso privilegio di essere presi per le mele nell'identico modo. Ognuno di noi ha impressi nella propria memoria, una serata, una cena, una festa, un momento irridente e giocoso con Lello protagonista.
Ugualmente beffarda è stata con te la morte, che ti ha aspettato sulla soglia di un'osteria senese, come un attore sul palcoscenico. Lì si è fermato il tuo stanco passo di ragazzo mai invecchiato, lì ha trovato pace la tua anima sorridente e malinconica al tempo stesso.
E in questo maledetto anno, dopo Adù, anche te ci hai lasciato all'affanno delle nostre vite, ancora spaesati da un mondo che non riconosciamo più come benevola dimora. Allo sguardo amorevole della nostra bandiera affidiamo il nostro ultimo saluto, nell'inutile attesa del tuo, che al solito, sarebbe quello di mandarci, con amicizia, proprio in quel posto.

(Giovanni Gigli)

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