Lettera ad un amico
Pubblichiamo questa lettera scritta da Sandro Civai per ricordare l'amico Pietro Fossi.
Caro e amatissimo Pietro, mi rivolgo a te, parlandoti come se tu fossi qui con me, vicino a me come lo sarai sempre.
Eravamo un gruppo unito (con Marcello che si è voluto avviare prima di noi) che non si è mai fatto mancare niente in quanto ad amicizia, assiduità nel frequentarsi tra merende e cene, lealtà, sincerità e stima reciproca. Ricordo quella cena dove eravamo tutti e quattro con rispettive consorti a casa mia in via Napoli dove mantenni la promessa che avrei offerto una cena con 13 portate e Marcello col pallottoliere che le spuntava. Eravamo allora tutti giovani e belli.
Non potevo fare a meno di scriverti per esternare con il cuore, quello che ti dirò. La nostra è sempre stata una divertente vita di polemiche, la gara per chi era più bravo nel cantare, nelle vedute a volte contrastanti nell’ambito della Contrada, le nostre innumerevoli scommesse vinte o perse e mai pagate, divisi anche sulla qualità del tuo olio che esaltavi sempre e che io ti criticavo.
E’ arrivato il momento di farti alcune confessioni.
Nel canto eri più bravo, avevi una voce più gentile e molto più intonata della mia, ma senza di me non andavi da nessuna parte perché la mia voce stentorea trovava prima di te la tonalità: eravamo insomma un bel duo. Anche sulla qualità dell’olio che esaltavi sempre e che io ti criticavo, ho dovuto cedere, lo confesso, anche io ora mi servo alla fattoria dove ti sei servito sempre te. Una pecca però ce l’avevi, non hai mai imparato a suonare il tamburo.
In tutte le altre cose, senza ricordarle, sei sempre stato più bravo.
Una volta ti chiesi addirittura se volevi più bene a me o al Sensi (gelosia), non mi rispondesti come era giusto fare, è stata però l’occasione di belle risate tutte le volte che lo ricordavamo. Qualche anno fa il buon Silvano aveva messo a punto una videochiamata a tre che ci permetteva di stare assieme una mezz'oretta quasi tutti i giorni, questo fino a venti giorni fa, quando poi la situazione è precipitata e non ci ha più permesso di vederci e parlarci.
Caro Pietro, non sei morto, hai solo attraversato la strada prima di noi, sei dall’altro lato con tutti gli amici che ti hanno preceduto; ti vedo sornione con il tuo fazzoletto della Tartuca (sempre il solito che non hai mai voluto cambiare ) giallo e viola, viola perché l’azzurro con il tempo è invecchiato assieme a te, e con il piccolo guscio di tartaruga al posto del comune nodo, che ti ho sempre invidiato.
Caro amico prima o poi tutti attraverseremo la strada (io sono il più datato, ma starò attento a traversare sulle strisce) ci potremo così riunire e abbracciare ancora, io con le solite polemiche, Silvano con la sua fucina di idee e di iniziative, però con tutta la nostra solita allegria e spensieratezza.
Ciao grandissimo Presidente del Vinciperdi, ci mancherai tantissimo, ma ti ricorderemo sempre con tanto amore e simpatia,
il tuo amico Sandro.