Il 5 gennaio di duecento anni fa, in una umile casa di via dei Maestri, dal fabbro Antonio e dalla sarta Rosa Mancini, nacque Tito Sarrocchi, l’insigne scultore da cui la strada natia prese l’attuale nome.
Avendo precocemente mostrato attitudini artistiche non comuni, frequentò molto presto il cantiere dei restauri del Duomo e poi l’Istituto di belle arti. Persa la madre a 15 anni e rimasto quasi cieco il padre poco dopo, si spostò a Firenze nel 1841 dove studiò all’Accademia di belle arti ed entrò successivamente nella bottega del concittadino Giovanni Duprè, di cui divenne l’allievo prediletto. Fu l’esecuzione del monumento all’ingegnere Giuseppe Pianigiani, inaugurato nel 1858, che lo spinse a tornare a Siena, stabilendo lo studio nel chiostro di S. Domenico.
Da quel momento la sua carriera prese il volo, conducendolo a realizzare numerosissime opere in varie parti d’Italia – a Firenze realizzò la Madonna col bambino per la facciata della cattedrale – e divenendo di fatto lo scultore civico della città natale. Oltre a svariati monumenti funebri destinati al cimitero monumentale della Misericordia, al monumento ai caduti per l’Indipendenza italiana (oggi abbandonato a S. Prospero) e alla notissima statua di Sallustio Bandini collocata nella nuova Piazza del Monte (oggi piazza Salimbeni), il Sarrocchi venne celebrato universalmente per la realizzazione della copia della Fonte Gaia di Jacopo della Quercia, di cui proprio in questi mesi ha preso avvio il restauro. Molto importante e proficua artisticamente fu la fraterna amicizia con l’architetto Giuseppe Partini.
Tito Sarrocchi ottenne anche importanti riconoscimenti accademici in tutta Italia ed ebbe incarichi ministeriali. Partecipò alla vita politica senese, facendo parte a più riprese del consiglio comunale. Sposato in seconde nozze con Emma Pallini, ebbe dalla consorte di origine maremmana cinque figli, tra cui Gino – avvocato, senatore e brevemente ministro durante il Ventennio – e Guido, ingegnere e biografo del padre, nonché a lungo Priore della Tartuca.
La sua Tartuca fu sempre molto orgogliosa di poter annoverare lo scultore tra i suoi figli migliori: gli formulò un “Indirizzo” nell’opuscolo che il Monte dei Paschi pubblicò in occasione dell’inaugurazione del monumento a Sallustio Bandini, ma soprattutto gli aveva dedicato solennemente un sonetto nel 1869 per esaltare l’ottimo restauro della Fonte Gaia. Una rara copia di questo sonetto è stata recentissimamente acquistata e sarà messa a disposizione dell’Archivio storico della Contrada.
Tito Sarrocchi morì nella sua casa di piazza Pianigiani (oggi Matteotti) il 30 luglio 1900. Nella ricorrenza del centenario della nascita dello scultore, 5 gennaio 1924, la Tartuca dette alle stampe in omaggio ai benemeriti Protettori un libretto, “Onoranze a Tito Sarrocchi”, a cura di Pietro Rossi e Wolfango Valsecchi.
Per il bicentenario sono già in cantiere debite celebrazioni che saranno successivamente rese note.
Giovanni Mazzini
La copia del sonetto del 1869 recentemente acquistata dalla Tartuca: