Trecciolino e Istriceddu portano
la 53.a vittoria e 1/2 in Castelvecchio

Sei Palii in 19 anni, 12 giri primi negli ultimi 4 Palii vinti, due vittorie su due per il nostro Capitano Massimo Sportelli. Non solo. Abbiamo riportato il Cencio in Castelvecchio dopo appena tredici mesi con il cavallo andato in sorte alla Chiocciola il 2 luglio 2009 e con il quale era partita ultima. Queste sono le cifre, i dati che nella loro fredda oggettività danno la misura della forza e della determinazione della Tartuca. "Mai paghi sarem di cogliere.." recita il nostro inno e noi crediamo fermamente nella forza di questo comandamento. La favola continua, Gigi trionfa per la terza volta con il giubbetto giallo e celeste, proseguendo la strada intrapresa con Carlo Arezzini. La Tartuca è anche questa: continuità, coesione e serenità. Armi che talvolta nel Palio valgono più del richiamo dei denari. Insomma ci abbiamo preso gusto e tutto adesso ci riesce bene. Il meraviglioso Palio di Eugenia Vanni è ancora da sistemare nel Museo e GIA' arriva quello di Fortunato a fargli compagnia. E' il Palio delle mille cabale, degli Etruschi di Giulio Pepi, è un Palio che, è strano a dirlo, ma sentivamo nostro ancor prima della Tratta. Siamo pronti al sorpasso. Con umiltà naturalmente.

 

"Da quanto tempo è che non vincete?" ci ha chiesto un turista meravigliato dell'esultanza tartuchina. E' vero. Abbiamo vinto da solo 13 mesi ma la fame di vittoria nella Tartuca è ancora viva. Vada come vada. Il Palio è imprevedibile: può essere benigno, cinico, generoso, e crudele ma in Castelvecchio c'è l'accoppiata sognata. Istriceddu e Trecciolino sono nella nostra Stalla e per quattro giorni, almeno in Castelvecchio sarà festa grande. Alle 5 del pomeriggio, Gigi, l'imperatore, ha fatto il suo trionfale ingresso nelle Murella accolto da un mare di folla. Istriceddu lo aspettava nel Chiassino. Le aspettative dell'inverno non sono più un sogno.


 

Istriceddu e Gigi
per sognare ancora

L'argomento del cambiamento del modo di vivere la Contrada, il suo rapporto con il territorio in considerazione anche delle modifiche urbanistiche e demografiche della città, ha tenuto banco nelle Contrade e sui giornali locali per un paio di mesi, soprattutto dopo il convegno nella Contrada della Selva. Le argomentazioni più nette che sono venute fuori da questi dibattiti hanno una percezione negative del presente e del futuro delle Contrade: scollamento tra contradaioli quattrogiornisti e chi la frequenta tutto l'anno, maleducazione del comportamento, mancanza di interazione tra le persone, riduzione della frequentazione ordinaria, senso precario dell'appartenenza. Anche la Tartuca intende promuovere uno spazio di riflessione su questi temi ed ha scelto di farlo, per il momento, sullo spazio web a sua disposizione, vale a dire sullo strumento più moderno di comunicazione (vedi sezione "Forum"). Per adesso gli interventi sul tema (tra i più letti, fra tutti gli articoli pubblicati sul sito tartuchino) convergono su un piano più ottimistico rispetto al resto dei pareri ascoltati al Convegno o letti sui giornali locali. Per un'analisi ed un giudizio sul presente si sente l'esigenza di una visione più profonda della Contrada del passato, attraverso i rapporti di forza con il potere, lo status sociale dei contradaioli, la convivenza, la libertà ed i diritti individuali. Secondo questi interventi, il grande interesse  dei senesi nei confronti della Contrada e la conseguente partecipazione, non sono un disvalore ma anzi costituiscono il terreno più fertile per coltivare con maggiore intensità i valori e le tradizioni più autentiche, considerando anche una situazione di serenità economica e sociale più elevata che nel passato.

L'ultimo articolo giunto in redazione sul tema è quello di Franca Anselmi "I valori di una Contrada moderna".

Era il 10 agosto 1910 ed in via dei Maestri nasceva Silvio Gigli. Coetaneo di Mario Bianchini, da poco scomparso, oggi anche Silvio avrebbe compiuto cento anni. Proprio in un momento in cui al Palio manca una voce radiofonica o televisiva che possa rappresentare la nostra Festa nel mondo (e quando ce ne sarebbe bisogno proprio adesso!) vogliamo ricordare il nostro grande contradaiolo. Il Palio di Silvio era gioco, beffa, ingenuo divertimento, avvolto da un'epica fatta di grandi uomini, donne favolose, figure mistiche, fantini venduti e beveroni eccitanti.  La narrazione del Palio di Silvio è colma di un immaginario favolistico soppiantato oggi dai poco eccitanti pareri dei veterinari a cui si domanda (sic!) addirittura il futuro del Palio. Manca, al Palio del 2010, una voce come quella di Silvio che ci restituisca quella magia che ancora oggi, nonostante tutto, lo muove, ripulita di tutti i "politicamente corretti" discorsi sulla sanità equina che, francamente, saranno interessanti per gli addetti ai lavori, ma hanno lo stesso effetto di un viagra all'incontrario. Silvio Gigli si era sposato nel nostro Oratorio e lì aveva celebrato anche le nozze d'oro e previsto il proprio funerale. Nel 1951 donò la fontanina alla Tartuca realizzando il suo sogno del battesimo contradaiolo, un crisma laico ormai celebrato da tutte le Contrade. Mangia d'Oro e Accademico della Crusca, Silvio Gigli è stato anche Presidente dell'Ente Provinciale per il Turismo. Nella Tartuca ha ricoperto la carica di tenente. Riascoltare oggi le radiocronache del 1967 e del 1972 ci fa ancora commuovere e soprattutto ci fa ancora sentire di più la sua assenza, ma Silvio trionfa immortale anche cento anni dopo.
(Nella foto un'immagine di Silvio Gigli nel Salone degli Specchi della vecchia Società)

Pochi giorni ci separano dal Palio e dal primo appuntamento propiziatorio tartuchino ovvero la cena della stalla del 12 agosto. Quest'anno sarà anche l'occasione per "inaugurare" la targa posta all'ingresso della stalla, donata da un tartuchino, e costituita da una base in pietra serena con un barbero della Tartuca posto lateralmente.

Nel frattempo, nonostante il periodo di ferie, i lavori nel cantiere che ospiterà il nuovo Museo proseguono senza tregua. L'opera di ristrutturazione ci ha fatto riscoprire alcune tracce della vecchia sede di Castelsenio, coperte dai lavori del 1972. Adesso si intravedono ornamenti che facevano parte del famoso Salone degli specchi, i mattoni che delimitavano il giardino, oltre a finestre e porte che erano state chiuse. I tartuchini meno giovani possono tornare indietro nel tempo e facendo leva su queste tracce nascoste non sarà difficile per loro ricostruire mentalmente i locali degli anni '60, quando nel concone risiedevano Remigio Rugani, Pietro Tamburi e Ottaviano Neri. Nel progetto di Andrea Milani c'è comunque la volontà di conservare questi reperti delle memoria che si sovrapporranno al moderno disegno stilistico della nuova sede.

   

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