Giulio Pepi, con noi per l'ultima volta

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Parlare di Giulio su “Murella Cronache” senza che Giulio ci possa leggere, dedicargli un numero speciale senza che Giulio lo possa sfogliare e commentare, mi sembra quasi un atto sacrilego. Raccogliere l’eredità di Giulio e sostituirlo là dove, per legge, dobbiamo indicare il direttore responsabile lo è sicuramente. Ma per i redattori più giovani del giornale tartuchino, insieme alle più note firme come Andrea, Giovanni e Katiuscia, è stato il primo pensiero: inondare le pagine di “Murella” con un tributo di commossa gratitudine al loro direttore che se n’era andato. Parafrasando le belle belle parole di Mauro Barni scritte su “La Voce del Campo”, da quando Giulio ci ha lasciato la nostra Contrada non è più la stessa, perché noi, più o meno consapevolmente l’abbiamo guardata a tratti con i suoi occhi e spesso con il suo cuore. La Tartuca di “Giulio Pepi ricordi” pubblicata per tanti anni su “Murella” diviene da oggi un compendio della nostra storia recente e sarà un doveroso impegno per noi, riunire tutti i suoi articoli e pubblicarli in un unico volume. Nel frattempo, questo numero speciale, è stato pensato con l’intento di raccogliere le testimonianze di affetto ed i ricordi che legano molti tartuchini all’amato Giulio.
La prima volta che presi carta e penna per scrivere a “Giulio Pepi, direttore di Murella Cronache” fu nel 1985 a proposito del Giro in periferia di cui ero fermamente contrario. Il Direttore naturalmente non condivideva le mie conclusioni – tant’è che fece scrivere un articolo di risposta a Marcello Salerni - ma si complimentò con me e chiamandomi, per fare due chiacchiere, nel suo ufficio in via di Città mi incoraggiò a scrivere altri articoli su Murella. Da allora sono sempre rimasto affezionato al nostro organo di informazione e, di conseguenza, mi sono confrontato spesso con Giulio non senza qualche arrabbiatura da parte sua, come quando, d’accordo con Leonardo e Giulia, gli posticipammo l’uscita di un suo articolo. Non ritenevamo di mancargli di rispetto, ma Giulio se la prese moltissimo e ci scrisse una lettera di fuoco che ci bastò per capire quanto il nostro semplice impaginare e spostare non era poi così semplice. Era come se facessimo il gioco delle tre carte con la storia della Tartuca, era una cosa seria, e noi accusammo il colpo. Da allora gli scambi degli articoli e delle foto erano sempre accompagnati da biglietti di Giulio in cui raccomandava con garbo ed affetto la pubblicazione dell’articolo. Così, quando lo chiamavo al telefono per richiedergli un suo “Ricordo”, mi chiedeva sempre quanto doveva essere lungo ed io mi guardavo bene da imporgli limiti di sorta, avevo imparato bene la lezione: “Quanto vuole, Giulio, non ci sono problemi, lo spazio c’è”.
Qualche anno fa lo andai a trovare per scrivere un articolo sulla testina dell’Eremita, a seguito di un puntiglioso articolo apparso sulla stampa cittadina in cui si metteva in dubbio il collegamento con l’eroico cavaliere di Porta all’Arco. Il tema gli stava troppo a cuore. Questa manìa archivistica di andare a scartabellare documenti per cercare una verità storica incontrovertibile che uccide sogni e leggende era veramente deprecabile, e non risparmiava neanche la testina dell’Eremita. Ma che bellezza sentirsi raccontare da Giulio certe storie, come la leggenda del fantasma dell’Orto botanico, il frate Giomo, e la “rossa crociata bandiera” di Porta all’Arco! Nell’archivio della nostra Contrada abbiamo la fortuna di possedere una cassetta di quasi un’ora con Giulio che parla a ruota libera, a braccio, della sua Siena, delle guardie tutte senesi, della bottega di Galliano, di Remigio, del ’51, dei carretti e del gelato di Tonina. Eravamo andati da lui con Andrea Milani e Riccardo Butini per avere un breve intervento da inserire nel documentario sul cappotto del ’33. Facemmo una sola domanda e lui ci ignorò completamente, iniziando a raccontarci da quando suo babbo faceva il custode all’Orto botanico e non si fermò più. Continuammo a riprendere senza interromperlo consapevoli di realizzare uno storico documento di testimonianza da consegnare ai nostri figli e nipoti. E così spero che sia. L’ultima volta che Giulio è venuto in Contrada è stato nel 2004, in occasione dell’inaugurazione della nuova società. Sapevo quanto ci tenesse ad essere presente nella foto che immortala i soci nell’allora piazzetta dei Fisiocritici, e quindi gli preannunciai che sarei andato a prenderlo con la macchina. Fu molto felice, ed io che mi sentivo sempre in colpa per quell’articolo che non gli avevo pubblicato, ebbi come la sensazione di liberarmi da un peso. Mi aveva perdonato ed anche io ero felice. In attesa di quella ufficiale gli scattai alcune foto da solo, davanti alla nostra Società. Sono le ultime di Giulio in Contrada, a due passi dal suo Orto botanico.

Giovanni Gigli (da "Murella Cronache")