Lorenzo, il Mangino di Castelvecchio

La vita di Lorenzo Cerri Vestri si apre e si chiude al n.26 di via Castelvecchio. Nel cuore del rione tartuchino ha trascorso quasi ininterrottamente la propria esistenza, in una rara combinazione di giocosa ingenuità infantile e adulta determinazione.
Anche lui era uno dei ragazzi iscritti alla locale "Università di Sant'Agostino", un'adolescenza trascorsa in armonia tra la frequentazione della Parrocchia, gli studi di ragioneria al Bandini e, naturalmente, la società Castelsenio nelle Murella. La sua passione per i cavalli e per il Palio era chiara fin dall'inizio. Mauro Bernardoni eletto capitano della Tartuca nel 1976 lo volle nella stalla per fare il vice a Riccardo Poppi, il grande barbaresco scomparso pochi mesi fa. Non ancora diciottenne Lorenzo entra nel suo mondo speciale, quello dei sogni della sua infanzia ovvero il Palio dei segreti, dei patti, delle amicizie, del rapporto con i fantini, dell'esaltazione della vittoria e dell'amarezza della sconfitta. Ma per Lorenzo è solo l'inizio di una intensa carriera contradaiola contraddistinta da una dedizione totale in tutti i settori della Contrada: un caso forse unico nella storia della Tartuca.
Gli anni '80 infatti sono caratterizzati dal suo impegno in Contrada (cancelliere e delegato di segreteria) ed in Società (è vice presidente in occasione del centenario di Castelsenio). Nello stesso tempo coltiva con Sergio Marcocci la passione tutta senese del "cavallaio", ed entra nell'ambiente di Pian delle Fornaci con il suo particolare stile educato e socievole allacciando preziosi rapporti con fantini e dirigenti di Contrada. In questa ottica, Bayardo, il forte mezzosangue vincitore nel 1984 nell'Oca con Aceto, è stato il suo amore più grande, pari solo al suo grande sogno di sposare l'amatissima Monica. E' un predestinato, "studia da mangino" si dice in questi casi. E nel 1991 avviene il grande salto. Luca Lombardini lo vuole con sé e lo nomina mangino. E' il giusto riconoscimento di una persona che conosce a fondo le proprie possibiltà, le proprie doti ed i propri limiti. Con Uberto e Cianchino torna il Palio in Castelvecchio dopo quasi vent'anni, Lorenzo è uno dei protagonisti di questa vittoria e lo sarà anche tre anni dopo instaurando un particolare rapporto di stima e amicizia con Dario Colagè detto il Bufera, sempre però nell'ambito del rapporto con la Contrada. Tra le molte virtù in cui eccelleva Lorenzo e che lo facevavo ben volere da parte di tutto il mondo contradaiolo, forse quella che maggiormente impressiona è stata la sua estrema correttezza e serietà, quel suo distinguere tra la vita privata, le passioni personali e gli interessi della Contrada. "Mangino plurivittorioso" amava proclamarsi con un misto di ironia e orgoglio nelle discussione con gli amici. Lorenzo era amato anche per il suo senso dell'umorismo intelligenete e misurato che usava anche con se stesso.
All'indomani della purga dell'agosto 1999 si aggiunse infatti anche la poco ambita nomina di "Mangino mono-ripurgato". Di lui si legge nel Numero Unico tartuchino del 1994: "Si intrufuola in mezzo a borghi e rioni di paesi sperduti dalle Langhe alla Val di Chiana; ascolta, esamina, consiglia, avvicina fantini, proprietari di cavalli, scudieri. Si aggiorna con puntiglio su tutte le novità del mondo ippico, senza trascurare niente, scambia informazioni, si infila in pericolosi giochi di spionaggio e doppiogiochismo, fa finta di non capire per capirne di più, saluta e fa le feste a tutti."
Si chiude il ciclo paliesco ma Lorenzo non è certo il tipo che si tira indietro quando la Contrada lo chiama. Nel 2002, in occasione della vittoria tartuchina, è Vicario ispettore con il Priore Giordano Barbarulli e nel 2006, quando la malattia con la quale ha lottato per quasi dieci anni lo ha già segnato nel fisico, Alessandro Notari lo vuole accanto a sé come Vicario generale dopo che era stato cassiere di Castelsenio. Infine nelle ultime elezioni del Seggio lo troviamo presente nella Commissione di Protettorato. Conosceva la Contrada in ogni suo piccolo ingranaggio ma soprattutto sapeva come parlare con uomini donne e ragazzi con la diplomazia e la disposizione d'animo di una persona pacifica e sensibile. Nessuno può avere di Lorenzo Cerri Vestri il ricordo di una immagine che lo veda protagonista di uno scontro verbale e, meno che mai, fisico. Nel rapporto con gli altri, metteva in gioco la pazienza e l'ironia, l'arte di un eloquio conviviale, la capacità di trovare sempre la parola giusta, assecondando in silenzio il proprio interlocutore. Rimarrà forte, indelebile, nelle persone che hanno avuto la fortuna di conoscerlo da vicino, e sono molte in tutta Siena, la sua gioia di vivere e di godere delle piccole cose di tutti i giorni. La sua voglia di stare insieme, di andare a cena con la scusa di parlare della Tartuca e dei massimi sistemi che regolano i segreti della nostra Festa. Lorenzo ha saputo apprezzare ed esaltare quello che la sua breve ed intensa vita gli ha offerto, in una visione, per nulla rivolta alla materialità dei rapporti ma coltivando l'amicizia ed il perdono, traendo forza da una fede che, attraversando le vicende contradaiole e quelle del suo ultimo doloroso percorso, non aveva mai perso.

Giovanni Gigli (tratto dal Corriere di Siena)

Foto: in alto Lorenzo durante la Cena del Piatto del 2003; al centro, durante il Banchetto Annuale del 2002 e sopra, nei giorni del Palio del 16 agosto 2006.