Le origini del nome “Tartuca” e la Chiesa di Sant’Agostino
"Da noi c'è nata Siena" - la passeggiata nelle strade del rione guidata da Laerte - giunta a Sant' Agostino, ha rammentato quanto gli studi approfonditi del nostro Giovanni Mazzini (e di altri studiosi) hanno svelato sull'origine del nome Tartuca e sul rapporto della Contrada con il convento. Ci preme distribuire, pertanto ai frequentatori del sito, pillole storiche come questa, che possono contribuire a mantenere viva e a rafforzare l'identità Tartuchina.
La costruzione del convento di Sant’Agostino ad opera degli agostiniani iniziò nel 1258 protraendosi per oltre cinquant’anni ed ampliandosi ulteriormente nel corso del ‘400 e ‘500.
La storia di Sant’Agostino è strettamente connessa con quella della nostra Contrada, soprattutto per l’origine stessa del nostro simbolo: la tartaruga.
Spesso ci si è interrogati sull’origine dei simboli delle contrade: perché un determinato popolo ha scelto proprio quell’animale? Grazie alle ricerche di Alessandro Leoncini (esposte nel testo “Divide et impera”) e del nostro Giovanni Mazzini, iniziamo ad avere delle risposte. Emerge, infatti, il ruolo di regia dall’alto nelle fasi iniziali dello sviluppo delle contrade, regia riconducibile alla signoria dei Petrucci. La scelta delle araldiche, corrispondenti anche alla forma della “macchina” utilizzata dalla contrada durante le manifestazioni, quali le cacce ai tori, è da ricercare in legami dei popoli e dei territori.
Venendo al caso della Tartuca questo legame è da ricercare con la famiglia Piccolomini in cui la tartaruga compare come araldica secondaria della famiglia: la troviamo ad esempio a Palazzo Patrizi e sul portale di ingresso del Palazzo delle Papesse con la dicitura AD LOCUM TANDEM (“al fin pur giunge”).
Anche nella Chiesa di Sant’Agostino vi era una cappella di proprietà dei Piccolomini e dalle cronache del Pecci sappiamo che anche qui vi era la nostra tartaruga con impresso il medesimo motto; a riprova della validità di questa tesi abbiamo le testimonianze che presso il convento di Sant’Agostino venisse custodita la bandiera della contrada ed anche la sua “macchina” a forma di testuggine.
Quando nel 1747 un disastroso incendio richiese una vera e propria ricostruzione la quale venne affidata al celebre architetto Luigi Vanvitelli, la cappella e la tartaruga delle origini andarono perdute.
Dal 1816 qui ha poi avuto la propria sede il Convitto Tolomei (nato nel 1628).